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LA LANTERNA DELLE PEONIE
Titolo originale :
Kaidan botandoro
Traduzione :
La lanterna delle peonie, storie di fantasmi
Informazioni generali
A Edo, l’antica Tokyo, viveva un importante samurai, Iijima Heizayemon, che aveva una bellissima figlia, Otsuju. Essendo vedovo, Heizayemon, prese una seconda moglie con cui però la figlia non riusciva ad andare d’accordo. Perciò il samurai mandò la figlia, in compagnia di una serva, Oyone, a vivere in un’altra casa. Un giorno, a far visita a Otsuju, venne il medico di famiglia, Yamamoto Shijo, in compagnia di un giovane samurai Hagiwara Shinzaburo. Fra i due giovani, Hagiwara e Otsuju, ci fu il classico colpo di fulmine e, prima della fine della visita, si giurarono amore eterno. Per l’etichetta del tempo, il giovane samurai non poteva recarsi da solo nella casa delle donne e quindi attese, invano, di essere chiamato dal medico che gli aveva promesso di portarlo di nuovo in visita alle due donne. Shijo, per paura dell’ira del padre di Otsuju, non chiamò mai il giovane samurai il quale, anzi, venne informato, dallo stesso dottore, ormai pentitosi del suo comportamento, che le due donne erano morte di dolore: Otsuju che credeva di aver perso il suo amato Shinzaburo, e Oyone per la morte della sua padrona. Qualche tempo dopo il giovane Shinzaburo, durante la notte della festa di Obon, vide passare davanti a casa sua due donne di cui una portava una lampada di Peonia. Le donne si voltarono verso di lui che così seppe di aver ritrovato Otsuju e la sua serva. Dal colloquio venne a sapere che le donne non erano affatto morte e che la notizia del loro decesso era stata messa in circolazione dal medico per allontanare il giovane samurai da loro. D’altronde anche le due ragazze pensavano che Shinzaburo fosse morto, sempre a causa delle voci messe in circolazione dal dottore Shijo. La passione tra i due giovani si riaccese subito. Ogni notte, alla stessa ora, Otsuju e la sua serva arrivavano alla casa del giovane samurai per poi ripartire poco prima dello spuntare del giorno. Tomozo, il servo di Shinzaburo, preoccupato per le continue visite notturne che riceveva il suo padrone, una notte si avvicinò alla casa del giovane samurai e sbirciò attraverso una fessura. Quello che vide lo riempì di terrore: invece di due belle ragazze, vide degli esseri scheletrici il cui corpo terminava all’altezza della vita e i capelli erano coperti di ragnatele.
Il giorno dopo, consigliato da un vecchio saggio che abitava nelle vicinanze, Tomozo si recò a parlare con un monaco di un vicino tempio buddista. Questi gli diede le istruzioni per proteggere il suo padrone dalla maledizione: doveva proteggere le entrate della casa con gli Ofuda (strisce di carta con scritti sacri) e doveva portare su di sè un talismano oltre ad un Sutra da ripetere ogni notte. Tomozo riuscì a convincere il suo padrone del pericolo a cui stava andando incontro, contro il quale poteva proteggersi usando le istruzioni del monaco buddista. Difatti, la notte successiva, le due donne, trovando la casa protetta dai talismani buddisti, non poterono entrare e cercarono di convincere Shinzaburo a rimuovere gli Ofuda permettendo loro di accedere alla casa. Tutti gli sforzi furono inutili e quindi i due fantasmi si rivolsero a Tomozo che, superato il primo prevedibile momento di terrore, contrattò il prezzo del tradimento: dietro un compenso in denaro, avrebbe rimosso gli Ofuda, quel tanto che bastava per lasciare passare le due donne, e avrebbe sostituito l’amuleto addosso al padrone con un amuleto finto. Così Otsuju e Oyone entrarono, per l’ultima volta, nella casa di Hagiwara Shinzaburo.
La mattina seguente Tomozo, come sempre, si recò alla casa del padrone il quale, stranamente, questa volta non rispose. Con l’aiuto della moglie riuscì e ugualmente ad entrare nella casa che trovò immersa nel buio e silenziosa. Cercò dappertutto Shinzaburo, ma invano. Alla fine scostò il velo che copriva il suo letto e quello che vide lo sconvolse; il suo padrone giaceva, morto, e sul volto i segni dell’orrore. Dietro di lui giacevano le ossa di Otsuyu le cui mani, prive di carne, erano strette attorno al collo di Hagiwara Shinzaburo.
Tipo di citazione o presenza in Urusei Yatsura
Questa storia, stupenda e terrificante allo stesso tempo, viene raccontata da Ataru a Ten durante una tranquilla serata (almeno fino a quel momento) e spaventerà a morte il piccolo Oni e in parte anche Lamù che ne rimarrà turbata, infatti più tardi il fantasma della lanterna comparirà per prendersi Ataru!
Curiosità
Nella serie tv la storia differisce anche se di poco, essendo un pò più sintetica, inoltre anche i nomi sono diversi. Hagiwara Shinzaburo nell'anime ha il volto di Ataru ed è chiamato Shinitsaburo mentre la bella Otsuju viene chiamata in un modo totalmente diverso ossia Urushein ed ha il volto di Sakura, mentre la serva Oyone che l'accompagna ha il volto di Sakurambo (che è anche lo stesso della madre di Sakura, sorella di Sakurambo) e non viene mai citata per nome.
Presente in Urusei Yatsura
puntata serie tv : La notte dei fantasmi
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